Profitti alle stelle dei super ricchi ma fame, disperazione, sfruttamento e difficoltà per tanti altri

Tempo fa scrissi un articolo su chi ci guadagna dall’inflazione ma non pensavo che anche la Presidentessa della BCE, Christine Lagarde, fosse fra i miei lettori… Infatti la stessa si è espressa in merito parlando di greedflation o “inflazione da avidità” attuata da molte compagnie che fanno profitti stellari sulla base del fatto che se c’è inflazione diffusa possono tranquillamente alzare i prezzi.

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Tempo fa scrissi un articolo su chi ci guadagna dall’inflazione ma non pensavo che anche la Presidentessa della BCE, Christine Lagarde, fosse fra i miei lettori… Infatti la stessa si è espressa in merito parlando di greedflation o “inflazione da avidità” attuata da molte compagnie che fanno profitti stellari sulla base del fatto che se c’è inflazione diffusa possono tranquillamente alzare i prezzi con la scusa appunto che c’è inflazione, quindi possono fare ancora di più quello che a loro pare. E questo lo fanno non solo le grandi aziende ma anche tanti piccoli approfittatori che, senza motivo valido o senza avere effettivamente delle spese aumentate, alzano prezzi e parcelle, ben sapendo che nessuno protesterà, tanto si può sempre dire che è colpa dell’inflazione.
Il risultato a livello globale è che, come segnala uno studio di oxfam, le grandi aziende globali continuano a macinare profitti enormi alla faccia e soprattutto sulla pelle di tutto e tutti. Loro sono alle stelle e la gran parte del mondo è alle stalle e si dibatte in problemi come guerre, carestie, fame, sfruttamento, disperazione.
Come se cioè non bastasse, anche a causa delle mega aziende, l’ambiente non viene considerato altro che una pattumiera, a prescindere da tutti i greenwashing del caso che le stesse aziende responsabili dei disastri non mancano mai di mettere in campo per cercare di nascondere le loro responsabilità. Se veramente agissero per il bene, utilizzando tutti quei soldi che guadagnano, si risolverebbero i problemi noti e gravi che affliggono gran parte dell’umanità ma farlo non è certo nel loro dna.
Quindi la famosa mano invisibile del mercato di Adam Smith che darebbe benessere a tutti, guarda caso, va ad arricchire sempre di più gli stessi creando disparità incolmabili. La stessa logica non può che dimostrarlo: più sei ricco, più hai persone al tuo servizio e più politici e media ti compri e quindi più potere avrai. Mai come in questa epoca si sono viste concentrazioni tali di ricchezza e potere nelle mani di pochi che continuano a fare soldi in maniera impressionante e nessuno e niente li ferma. Del resto chi potrebbe farlo, se si comprano sistematicamente tutti?
Alle mega aziende interessa solo e unicamente il profitto e sono strutturate per quello, aspettarsi che cambino e facciano qualcosa per l’interesse di altri o del pianeta è come credere alla terra piatta. Non solo è impossibile che lo facciano ma correranno sempre ad un ritmo pazzesco perché se rallentano vengono superate e questo non possono permetterselo.
Ecco, questo è il sistema della crescita infinita in un mondo dalle risorse finite, che sta facendo della terra un inferno. Appurato che la politica può e vuole poco o nulla, che i media nella grandissima parte sono in mano ai devastatori che li tengono in vita grazie alle loro pubblicità, cosa si può fare?
Basterebbe per esempio non continuare a ingrassare con i propri soldi tutte quella mega aziende che ogni giorno scavano la fossa a noi e i nostri figli e nipoti. E chi parla di boicottaggio? Udite, udite, addirittura Paul Donovan, capoeconomista della società di gestione patrimoniali della banca svizzera UBS, che afferma apertamente di attivarsi per boicottare le grandi aziende. Gli sarà nato un figlio? Avrà avuto un colpo di sole? Ma non erano solo gli estremisti, gli alternativi, gli utopisti, i non realisti a parlare di boicottaggio?
A quanto pare, come spesso succede, gli estremisti sono i più moderati e obiettivi, sarà perché il loro interesse non è quello del profitto?
Oltre quindi a praticare il boicottaggio sistematico, ci si dovrebbe mettere insieme ad altre persone e creare progetti e luoghi ovunque che si emancipino il più possibile proprio da un sistema che è destinato al collasso. E occorrerebbe rendersi autosufficienti a livello alimentare ed energetico, fare lavori che abbiano la tutela dell’ambiente e delle persone come obiettivo, aiutarsi reciprocamente in mille modi ritrovando il senso della comunità e della vita in genere. Tra i tanti benefici, agire in questo modo significherebbe una riduzione drastica delle spese, vera risposta all’inflazione e una minore dipendenza dai mostri che macinano profitti stellari. O si può pensare che per ingrassare ulteriormente gli ultra mega miliardari dovremmo correre ancora più veloci nella ruota del criceto lavorando di più, guadagnando di più?
Costruire un nuovo mondo è difficile, utopico? E’ sicuramente meno utopico e meno difficile rispetto a pensare che chi non ha altro che il profitto come obiettivo possa cambiare in meglio la nostra situazione e quella dell’ambiente; quella sì è la vera utopia.

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Il mare come fogna nucleare dove nuotano i cavalieri dell’apocalisse

Le centrali nucleari sono una tecnologia che da quando è stata messa in pratica non ha fatto altro che creare disastri e costi inimmaginabili. E ora il Giappone ha deciso di rilasciare in mare scorie radioattive ottenute dall’acqua che è servita per tentare di raffreddare i reattori nucleari della centrale di Fukushima…

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Quando qualcuno dice che siamo una specie intelligente dubito sempre fortemente. Sembra che da 200 mila anni a questa parte veniamo considerati pure sapiens, ma di sapiens non stiamo dimostrando granché; ci stiamo invece dimostrando molto stupidens. La sequela di follia criminale che alberga le menti umane dedite al profitto senza scrupoli è ormai infinita e ogni volta che si pensa di aver toccato il fondo, eccoci a trivellare per raggiungere livelli ancora più estremi e impensabili. Il mostro nucleare militare che minaccia di distruggere il mondo a ogni istante ha un degno competitor nella sua versione cosiddetta civile, che poi è stata sviluppata proprio per supportare quella militare.
Le centrali nucleari sono una tecnologia che da quando è stata messa in pratica non ha fatto altro che creare disastri e costi inimmaginabili. Come se ciò non bastasse, darà alle future generazione lasciti di morte con le scorie radioattive che dureranno per le prossime centinaia di migliaia di anni. Non era abbastanza fare danni irreparabili ieri e oggi, dovevamo assicurarci che i danni ci fossero praticamente per sempre.
In questa saga del male ecco aggiungersi un altro capitolo: il Giappone ha deciso di rilasciare in mare una immensa quantità di scorie radioattive ottenute dall’acqua che è servita per tentare di raffreddare i reattori nucleari della centrale di Fukushima, gravemente danneggiata dallo tsunami del marzo 2011. Questo, che non è di certo il primo incidente nucleare in quel paese, è accaduto nel modernissimo e infallibile Giappone.
I cavalieri dell’apocalisse nucleare infatti quando ci fu il disastro di Chernobyl in Russia nel 1986, tra le tante menzogne, ci raccontarono che la tecnologia dei russi era vetusta, con quella occidentale non sarebbe mai potuto succedere nulla di simile. I cavalieri però non citarono che nel 1979 avvenne un incidente simile nei super tecnologici Stati Uniti alla centrale di Three Mile Island e per un miracolo non si ebbe una catastrofe come quella in Russia.
I cavalieri dissero anche che comunque con il passare degli anni la tecnologia sarebbe progredita e mai più ci sarebbe stata una Chernobyl. Nel frattempo però si susseguirono incidenti ovunque fino ad arrivare al 2011 a Fukushima laddove, a detta dei cavalieri, la tecnologia sarebbe dovuta essere infallibile e per lo più in Giappone, paese in teoria ben più progredito ed efficiente di quello russo.
Importante notare che il progresso tecnologico in ambito nucleare (e non solo) è la storiella che ci raccontano da anni e ogni volta questo fantomatico progresso, che doveva risolvere tutti i problemi, non fa che produrre catastrofi.
Gli apprendisti stregoni del nucleare, non contenti di aver fallito totalmente su tutta la linea, ora vogliono usare il mare che è di tutti e di nessuno, come fogna dove scaricare il loro ennesimo mostruoso fallimento.
E nonostante si tratti di un disastro epocale, questa notizia trova spazio solo in qualche trafiletto di cronaca estera. Alla faccia dell’informazione attenta alla nostra salute che per tre anni ci ha terrorizzato con la faccenda Covid! Dove sono i soliti paladini della salute che sembravano tanto interessati al nostro bene? Dove sono gli esperti da salotto televisivo che sbraitano contro questa catastrofe sanitaria? Dove sono gli scienziati che ci difendono? E come mai sono spariti e riappaiono solo e unicamente quando si parla di pandemie? Ma molto probabilmente tutto quello che non ha a che fare con il Covid è una salute che non porta bonifici, quindi ovviamente non esiste.
Per chi dopo tutto questo ha ancora coraggio di parlare di nucleare, consiglio un bel bagnetto purificatore nelle acque adiacenti la centrale di Fukushima, tanto non c’è alcun pericolo, anzi probabilmente gli esperti o gli scienziati prezzolati, a seconda del bisogno, ci direbbero che è benefico, come andare alle terme. E in effetti le “autorità” giapponesi minimizzano il tutto: siamo nei parametri, dicono, non c’è pericolo. Ma se è così allora che bisogno c’è di scaricare in mare quell’acqua? Ci facciano dei bei laghetti dove la gente può andare a nuotare liberamente, se non c’è davvero nessun pericolo.
Infatti la faccenda è così tranquilla e pulita che la Cina ha già bloccato le esportazioni di pesce giapponese, e i cinesi non si può certo dire che siano difensori dell’ambiente e della tutela della salute dei loro cittadini, visto che sono il paese più inquinato del mondo. Se non si fidano loro, figuriamoci cosa ci potrà essere dentro a quell’acqua… Ma non c’è da stupirsi di nulla, nell’era dell’homo stupidens possiamo tranquillamente dire e fare tutto e il contrario di tutto, tanto a rimetterci siamo sempre e solo noi (altrimenti che stupidens saremmo…).

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Dentro al vestito: niente. Dietro al vestito: rifiuti, inquinamento e sfruttamento

La sacra, inviolabile, indiscutibile moda e la voglia di apparire, fra i vari danni, produce un mercato gigantesco del cosiddetto fashion cioè vestiti anche a basso costo che vengono indossati poche volte o addirittura per niente e poi buttati. Dietro a questa ennesima follia c’è una serie di protagonisti in una catena di gente senza scrupoli.

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La sacra, inviolabile, indiscutibile moda e la voglia di apparire, fra i vari danni, produce un mercato gigantesco del cosiddetto fashion cioè vestiti anche a basso costo che vengono indossati poche volte o addirittura per niente e poi buttati. Dietro a questa ennesima follia c’è una serie di protagonisti in una catena di gente senza scrupoli. La catena inizia dalle persone, giovani o meno, che credono che apparire sia una questione essenziale dell’esistenza, dove il valore non lo si acquisisce nell’essere ma appunto nell’apparire; del resto non può andare diversamente in una società dove la superficialità regna sovrana e gli adulti danno esempi tutt’altro che edificanti. Infatti siamo sommersi da foto e video di persone che fanno di tutto per essere apprezzate per la loro avvenenza. Una roba nefasta come questa fa tantissima presa anche su persone facilmente condizionabili come i giovani, i quali sono spinti a emulare i comportamenti dei loro coetanei per non sentirsi esclusi dal gruppo. E il gruppo è fortemente influenzato da pubblicità e idiozie assortite che ruotano a ritmo costante sulle scintillanti lampade di Aladino tascabili dove i modelli non sono certo quelli virtuosi o intelligenti perché quei modelli non
fanno fare soldi. I soldi si fanno soprattutto proponendo immondizia e stupidità. Così le prime vittime e carnefici allo stesso tempo di tale idiozia sono proprio i giovani, che si trasformano pure in influencer più o meno lautamente pagati dalle aziende per fare pubblicità a questo o quell’indumento o accessorio di moda.
Ci si chiede che persone diverranno quelle che passano ore e ore a decidere che acconciatura avere, che vestito mettersi, a truccarsi come dive o divi del cinema, in una continua sfilata e lotta fra mini star. E chissà quale profondità avranno coloro che conquisteranno il cuore delle mini star grazie a un rossetto, un capo di abbigliamento, una rasatura perfetta….
Si trattasse solo di idiozia fine a se stessa, sarebbe un problema di chi decide di vivere con questi disvalori ma dietro a tutto ciò ci sono multinazionali che, sfruttando bestialmente le persone, producono capi a basso costo che verranno indossati e buttati nel giro di giorni, perché la moda in quanto tale mica prevede di indossare più volte le stesse cose, non sia mai.
E i giovani e non, che fanno a gara ad apparire più cool possibile, dovrebbero farsi qualche domanda su cosa c’è dietro a questa roba e se sia il caso di collaborare allo sfruttamento di persone e devastazione ambientale. Ma cosa vuoi che gliene freghi al giovane o adulto occidentale, se i rifiuti lo sommergeranno. E ancora meno, cosa vuoi che gli interessi se c’è chi per riempire la sua infelicità con delle merci, viene sfruttato barbaramente. Non ci si fanno domande, non ci si chiede niente, si va avanti come se nulla fosse; finché c’è soldo e corrente elettrica per fare click, non dobbiamo preoccuparci.
I vestiti buttati ormai sono intere montagne e guarda caso vanno poi a finire nelle discariche o nelle spiagge quindi in mare, degli stessi paesi di cui si sfrutta la manodopera per realizzarli. Paesi che subiscono un doppio sfruttamento: prima fanno i vestiti e poi fanno da discariche.
Non è infatti pensabile di poter riusare o riciclare la mole impressionante di vestiti che viene prodotta costantemente per fare (in)felici gli occidentali e anche i non occidentali, dato che chiunque abbia accesso a un dispositivo elettronico vuole diventare come noi, consumisti perfetti.
E lo scandalo non finisce qui perché per realizzare vestiti che andranno velocemente a inquinare il mondo, servono energia e acqua, servono sostanze, colori e materiali tossici. Un quadro insostenibile quindi da ogni punto di vista ma dato che il soldo impera, non si fa nulla per fermare questa follia e si continua pure a far credere che la moda abbia un senso. Un’ultima considerazione: nella sagra dell’ipocrisia ci sono siti pseudo ambientalisti o pseudo critici che fanno un po’ di informazione anche sugli aspetti di cui sopra e le stesse pagine su cui si criticano queste pratiche sono circondate da pubblicità di vestiti alla moda a basso costo e infinite altre “cinafrusaglie”. Ma come si può pensare di cambiare qualcosa o anche solo di essere minimamente credibili se si dice una cosa e poi si fa esattamente il contrario in maniera così palese e spudorata? Misteri del business, magie del mercato che ammalia sempre tutto e tutti quelli disposti a farsi ammaliare, perché la pecunia non olet, mai.
Ovvio che nulla cambierà fino a quando non si smetterà di fare pubblicità ai cattivi di turno, i cui soldi però, guarda caso, sono sempre buoni da intascare.

Il lusso di pensare

Nell’epoca del “non c’è tempo”, si è circondati da persone che corrono e sono costantemente immerse in una qualche attività, il tutto fatto quasi sempre con l’ausilio della lampada di Aladino tascabile ovvero l’ormai sacro telefono cellulare. Non c’è tregua dal lavorio incessante delle distrazioni, non esistono pause nella costante (dis)attenzione a qualcos’altro.

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Nell’epoca del “non c’è tempo”, si è circondati da persone che corrono e sono costantemente immerse in una qualche attività, il tutto fatto quasi sempre con l’ausilio della lampada di Aladino tascabile ovvero l’ormai sacro telefono cellulare. Non c’è tregua dal lavorio incessante delle distrazioni, non esistono pause nella costante (dis)attenzione a qualcos’altro. Non appena c’è un momento in cui per qualche motivo si ha una pausa da un lavoro o una qualsiasi attività (dove non ci si serva già di un dispositivo elettronico), immediatamente si prende in mano la lampada di Aladino tascabile e si cerca qualcosa, tanto gli stimoli sono infiniti e ci si potrebbe passare l’eternità. Anche alla sera la ricerca di “qualcosa” avviene fino al momento prima di spegnere la luce o anche dopo, perché la luce stessa viene dalla lampada di Aladino.
Quando si viaggia si osserva che ormai non c’è treno, metro, autobus dove le persone non siano con la testa china sulla propria lampada di Aladino e viene da chiedersi: ma il tempo per pensare quando lo trovano? Non guardano il paesaggio o fuori, spesso non parlano nemmeno con gli altri anche fossero amici, parenti o partner e, se sono soli, sembra che pensare o contemplare sia inconcepibile.
Non è un caso che siano esplose proposte di mille tipi su meditazione o metodologie simili per tentare in qualche modo di riportare a se stessi la mente.
La sensazione è che quindi pensare stia diventando un lusso e ogni secondo lo si debba usare per distrarsi o fare qualcosa, come se si fosse in una costante gara contro il tempo.
O forse più semplicemente pensare porterebbe a riflessioni che è meglio non fare. Meglio non chiedersi se quello che si sta facendo ha un senso oppure no. Già la sola domanda fa paura perché poi quella domanda potrebbe diventare incessante, così incessante da doverci mettere di fronte a noi stessi e forse chissà, magari anche tentare di cambiare. Ma non c’è pericolo, le infinite distrazioni sono lì apposta per veicolarci prodotti da comprare sia per non farci pensare e quindi non porci domande scomode.
Riuscendo sempre meno a pensare, il pensare stesso diventa un privilegio di chi riesca a fare silenzio, riesca a concentrarsi su di sé e magari anche elaborare una via di uscita da una distrazione costante che ovviamente non porta nulla di buono e allontana sempre più da sé e gli altri.
Così quando ci si ritrova a pensare circondati da menti indaffaratissime a distrarsi, si benedice la fortuna di poterlo ancora fare in una strana sensazione dove il normale diventa anormale e quello che ci ha sempre contraddistinto cioè la capacità di elaborazione, è diventata una rarità. L’ovvia conseguenza è che se non pensiamo più, ci sarà chi lo farà per noi ed ecco già pronta la famosa intelligenza artificiale che ci sostituirà e, quando questo succederà, sarà troppo tardi per accorgersene.
Forse è il caso di alzare la testa e non lasciare che qualcun’altro pensi e agisca per noi.