Nessuna energia rinnovabile potrà salvare il mondo dalla catastrofe della crescita

È molto interessante constatare come oggi ben pochi contestino il fatto che le energie rinnovabili sono il presente/futuro dell’energia. Ci sono ovviamente grandi resistenze degli “spacciatori” di combustibili fossili, che le provano tutte, compreso arruolare quanti più negazionisti climatici, inquinatori e anti ambientalisti sia possibile, pur di spremere fino all’ultima goccia di profitto.

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È molto interessante constatare come oggi ben pochi contestino il fatto che le energie rinnovabili sono il presente/futuro dell’energia. Ci sono ovviamente grandi resistenze degli “spacciatori” di combustibili fossili, che le provano tutte, compreso arruolare quanti più negazionisti climatici, inquinatori e anti ambientalisti sia possibile, pur di spremere fino all’ultima goccia di profitto.
Nonostante ciò, l’evidenza è sotto gli occhi di tutti, incontestabile: le energie rinnovabili sono le meno costose, le più sicure, le più democratiche, le più gestibili, controllabili e diffuse sul pianeta e la fonte che le alimenta è gratis cioè il sole. Ma non era così anche solo dieci, venti o trenta anni fa, dove chi diceva queste ovvietà veniva tacciato di essere un illuso, uno che voleva ritornare alle candele, un ignorante, un ambientalista naif ecc. Ed è sempre bene ricordarle queste cose, perché oltre ai sedicenti esperti, scienziati, professori universitari e accademici vari, quelli che all’epoca dicevano che nel mondo, e in Italia nel particolare, le energie rinnovabili erano risibili e non avrebbero mai potuto competere con le fonti fossili, sono gli stessi che ora ci fanno vedere spot dappertutto dicendoci quanto è facile e conveniente mettere sul proprio tetto un bell’impianto fotovoltaico. E’ chiaro che a questi soggetti non interessa nulla, e mai nulla è interessato, né dell’ambiente, né del risparmio economico per le persone, lo fanno solo come green washing e appunto per mascherare il fatto che comunque cercano di raschiare il più possibile dal barile, è proprio il caso di dirlo, di energia fossile, anche perché sanno che nel presente/futuro i soldi si faranno con le rinnovabili. E visto che le rinnovabili sono la vera alternativa reale da ogni punto di vista, ecco che si pensa di utilizzarle per alimentare la società attuale fondata sullo spreco e la crescita infinita in un mondo dalle risorse finite. Il che è assurdo perché significherebbe tappezzare il mondo di fotovoltaico e generatori eolici con ovvie proteste o comunque scontento della popolazione, anche comprensibile, quando non è foraggiato dagli spacciatori di combustibili fossili, come spesso avviene.
Ma di chi è la colpa di tutto questo? Delle energie rinnovabili o di chi vuole la botte piena e la moglie ubriaca? E chi protesta oggi, giustamente, contestando il fatto che si riempiano i crinali di eolici o si tappezzino le campagne di fotovoltaico, si è mai interessato di ambiente prima? Ha mai protestato per le migliaia di chilometri di tralicci sparsi ovunque? Per ponti e viadotti, strade e autostrade che hanno devastato da nord a sud la penisola? Per le migliaia di mostri architettonici che riempiono ogni millimetro quadrato delle nostre meravigliose terre italiche e non si fermano di certo? Per i milioni di antenne paraboliche televisive, le micidiali antenne della telefonia e i cassoni di condizionatori che deturpano qualsiasi città, compresi centri storici intoccabili? Ha mai fatto qualcosa per ridurre i consumi nella propria abitazione? Fa un lavoro che è a tutela di ambiente e persone? E’ contro qualsiasi spreco? Vuoi il consumismo, vuoi la società della crescita, vuoi ordinare qualsiasi cosa, anche un elefante e fartelo recapitare a casa in venti secondi netti altrimenti ti spazientisci? Allora beccati distese infinite di fotovoltaici, eolici come funghi, ecc. Il problema non sono certo le energie rinnovabili, che da qualsiasi parte si rigiri la questione, sono comunque meglio di ogni altra energia; ma che tipo di società vogliamo avere? Se la società che vogliamo è quella della prosperità e del benessere che è realizzabile senza ricorrere alla crescita infinita in un mondo dalle risorse finite, allora di energia ne basterà assai poca, perché non sprecheremo, le nostre abitazioni avranno consumi irrisori e quel poco che servirà sarà prodotto da rinnovabili decentrate e non da mega centrali in mano alle solite multinazionali.
Le società non saranno energivore perché non servirà produrre miliardi di “cinafrusaglie”, ma concentrarsi sul benessere effettivo delle persone, che significa sopratutto fare lavori utili e sensati, salvaguardare l’ambiente per davvero (non limitarsi nella migliore delle ipotesi a pulire le spiagge una mattina all’anno), fare agricoltura di sussistenza, di scambio e in ultimo di vendita delle eccedenze. Per agire in questo modo non serve tanta energia e non serve che i consumi energetici crescano costantemente, come viene previsto ogni volta senza alcun limite. Ugualmente, se si vuole una società che abbia futuro, non si buttano certo valanghe di soldi e di energia negli usi più stupidi e suicidi come quelli di continuare a costruire e ammassare armi per ammazzarsi fra popoli. Se si vuole quindi una società intelligente del non spreco, della tutela, della pace e del futuro per noi e il pianeta, le rinnovabili, utilizzate con criterio e in mano alla popolazione, sono la vera e unica soluzione. Se invece si vuole la società della crescita, del consumo, dello spreco, dell’inquinamento, della devastazione e della guerra, allora non basterà nemmeno tappezzare l’intero pianeta di pannelli fotovoltaici e mega impianti eolici.

Ricapitolando, quindi, le rinnovabili per loro natura sono gratis, decentralizzate, gestibili, controllabili, non pericolose, sono l’alternativa meno inquinante in assoluto fra tutte le energie che si possono prendere in considerazione attualmente. E parlare di improbabili e ridicole fusioni fredde, calde, tiepide, a bagno maria o fantasticare di mitiche energie illimitate e pulite, ormai è stucchevole oltre che ridicolo perché se ne parla da decenni e niente è venuto fuori di concreto; l’unico reale risultato è stato di buttare infiniti soldi nella “ricerca” e ogni anno si dice che fra dieci, venti anni forse, chissà, ci sarà qualche risultato; e intanto cosa facciamo? Continuiamo a buttare soldi, quando le rinnovabili sono una realtà conosciuta, affidabile, collaudata, attuale, concreta da sempre e alimentate da una fonte davvero illimitata cioè il sole. Qualsiasi persona dotata di un cervello e di un minimo di razionalità capirebbe che sono la soluzione ottimale ma ovviamente usate non per la società dello spreco e non per alimentare l’impossibile e folle crescita infinita in un mondo dalle risorse finite.

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L’orgia natalizia è già iniziata

Amici mi hanno informato che nei supermercati i panettoni si vedevano già a fine ottobre e quindi ora negozi di ogni tipo sono già strapieni di roba natalizia, come se domani fosse la vigilia, mentre siamo a più di un mese dal fatidico e ormai tristissimo evento. Tristissimo per le nostre tasche ma soprattutto per l’ambiente, che si farà ancora carico della immensa mole di rifiuti, spreco e inquinamento che il Natale comporta.

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La lotta quotidiana fra genitori, figli e I-Phone

Quei pochi coraggiosi o audaci che ancora fanno figli si scontrano con una serie di difficoltà quotidiane da affrontare e una delle più ostiche è quella con il tanto decantato smartphone, detto anche scemofono o lampada di Aladino tascabile. Ormai l’aggeggio viene dato in mano già quando i bambini hanno tre o quattro anni, se non addirittura prima…

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Quei pochi coraggiosi o audaci che ancora fanno figli si scontrano con una serie di difficoltà quotidiane da affrontare e una delle più ostiche è quella con il tanto decantato smartphone, detto anche scemofono o lampada di Aladino tascabile. Ormai l’aggeggio viene dato in mano già quando i bambini hanno tre o quattro anni, se non addirittura prima. Però più il bambino cresce e più i genitori si trovano in difficoltà e cercano di limitargliene l’uso, perlomeno quelli più coscienti o che si accorgono che c’è qualcosa che non quadra. I bambini infatti ne rimangono rapiti come se fosse una televisione all’ennesima potenza; anzi, più della televisione l’aggeggio ha la capacità di essere interattivo. Se si abituano ad averlo poi non riescono a staccarsene e ogni volta è una discussione sui tempi da rispettare per la visione dello stesso: solo dieci minuti, che poi diventano venti, poi trenta e così via. E ogni volta che il bambino deve staccarsi dall’aggeggio, lo fa controvoglia o come se gli si stesse portando via un arto. I genitori, già provati dalla vita che ha mille impegni e complicazioni, fanno fatica ad imporsi e quindi quasi sempre il bambino tiene l’aggeggio più del dovuto. Per il genitore l’I-phone è croce e delizia perché, così come la televisione, distrae il bambino e lo anestetizza quindi lo placa e questo significa che il genitore può dedicarsi ad altre faccende, ma poi percepisce che non è proprio il massimo far guardare al proprio figlio delle immagini in movimento dentro una scatolina, che per la vista non sono certo un toccasana, e quello sarebbe il meno.

Il genitore sa che più gli dà in mano l’aggeggio e più il bambino lo saprà usare e più lo saprà usare e più potrà entrare nel magico e infinito mondo di internet, con tutto quello che ci abita di positivo (poco) e di negativo (tanto). Un bambino/ragazzo non ha ancora capacità di discernimento, non sa quali pericoli corre, con chi si relaziona e quali video vede. E non sa che shock o traumi può avere da quello che guarda inavvertitamente, visto che in rete gira qualsiasi cosa di tremenda e abominevole.
Tutto ciò con buona pace dei parent control e filtri di qui e di lì che i giovani sanno aggirare perfettamente, è come fermare un fiume con le mani. Anche perché basta che il bambino o ragazzo guardi il cellulare di un amico senza parent control e il gioco è fatto.
E più i bambini crescono, più la dipendenza diventa forte e anche questa preoccupa il genitore che vede i propri figli ipnotizzati (e non è di certo un bel vedere) che parlano, o meglio si esprimono, in qualche modo (perché spesso non si parla nemmeno, si mandano messaggini, vocali o simili) con gli amici attraverso l’aggeggio, si relazionano quasi solo con l’aggeggio e ne dipendono totalmente.
Infatti ormai innumerevoli studi scientifici realizzati da schiere di specialisti (addirittura un senatore della Repubblica fece uno studio accurato con specifica commissione senatoriale tra il 2019 e il 2021) dimostrano che la dipendenza da I-phone, internet, ecc, soprattutto per i giovani, è paragonabile alle droghe pesanti. Con una leggerissima differenza: se il genitore vedesse il figlio che si fa di eroina o cocaina non gli direbbe di certo: “Però fattene poca” o “Non esagerare, mi raccomando”.
Per non parlare del micidiale elettrosmog dall’acclarata pericolosità per la salute che però, visto che non ti fa venire la febbre e non si chiama covid, ovviamente non esiste.
A chi ancora crede che l’I-phone sia solo uno strumento e dipende da come lo si usa, basta far notare i miliardi di persone anestetizzate che non sanno staccarsi dallo strumento che è tutto tranne che neutro perché realizzato proprio per tenerci prigionieri. Ma forse chi racconta questa barzelletta dello strumento lo fa o perché lavora per i business stratosferici che ci girano attorno o perché non vuole dire qualcosa controcorrente che lo metterebbe in cattiva luce. Come si fa infatti al giorno d’oggi a dire qualcosa contro l’invenzione del millennio? Impensabile. 

Chi crede che sia solo uno strumento forse non realizza, o lo nasconde consapevolmente, che centinaia di migliaia, se non milioni di persone lavorano ogni giorno pagate lautamente per inventare costantemente modi per tenerci sempre più incollati alla droga digitale. Possono persone normali resistere a questa potenza di fuoco e investimenti di miliardi di dollari che hanno il solo obiettivo di rubare la nostra attenzione per venderci di tutto e renderci totalmente passivi? Da come stanno andando le cose direi proprio di no. 
E infatti le battaglie con i figli per limitarne l’uso vengono regolarmente perse dai genitori, sia perché le forze sono soverchianti ma anche per il semplice e solare motivo che i genitori stessi sono completamente dipendenti dall’aggeggio e lo usano sempre. Visto che i figli si basano sull’esempio e non certo sulle parole o imposizioni, si può dire quanto si vuole che lo devono usare con parsimonia ma i genitori, non essendo credibili, non verranno ascoltati. E così il genitore è perdente e triste perché si accorge che la cosa non è sana ma allo stesso tempo poi si fa sempre le solite giustificazioni e domande. Ma se lo hanno tutti come posso negarlo a mio figlio? Poi sarebbe tagliato fuori, tutto passa da lì, sarebbe emarginato, non avrebbe più amici, più relazioni. 

Come se prima dell’I-Phone le relazioni con gli altri non esistessero o le relazioni possano passare per qualcosa di virtuale che invece sta facendo accadere esattamente il contrario: bambini, ragazzi, adulti sempre più connessi e sempre più soli.
Scuse e giustificazioni umanamente comprensibili certo ma non per questo giuste o sane.
Fra essere emarginati (e da cosa poi? Da persone che non si fanno domande basilari sulla loro salute e su quella dei loro figli?) e avere problemi di salute e perdere importanti facoltà mentali, forse vale la pena essere emarginati?
Se tutti fanno qualcosa che fa male, che ci sta anestetizzando e facendo diventare sempre più dipendenti e fragili, perché dobbiamo farlo anche noi? Semplicemente perché chi vende roba che fa male (dalle sigarette al cibo spazzatura, dai pesticidi ai giochi d’azzardo, a qualsiasi cosa che inquina o che è un attacco alla salute) riesce a convincerci attraverso campagne pubblicitarie martellanti. E una volta che quel qualsiasi cosa si è diffuso grazie a enormi investimenti, con la complicità di politici ed esperti prezzolati, poi diventa impossibile frenare la valanga e così, quando la follia diventa normale e diffusa, viene socialmente accettata. Ma non per questo diventa meno follia.
Con la massa imponente di studi che sta emergendo sugli effetti devastanti sia dal punto di vista di elettrosmog ma anche della perdita di tante capacità intellettive umane facendoci diventare sempre più stupidi, forse sarebbe il caso di farci un pensierino se sia il caso di seguire la massa nella corsa forsennata verso il baratro.
Anche perché gli aggeggi diventeranno sempre più performanti, l’elettrosomg sempre più pericoloso con i 5G, 10G, 100G poichè coloro che ci devono guadagnare non si fermano di fronte a niente e nessuno, tanto di soldi per continuare a comprarsi media, politici ed esperti ne hanno all’infinito.
L’antidoto alla follia generalizzata? Non sono né le punizioni, né i fioretti, né tanto meno psicologi o esperti che alla fine danno soluzioni che non spostano di molto il problema, bensì cercare persone che vogliano rimanere umane e costruire società diverse dove la tecnologia non sia un mezzo per rimbambire, controllare e vendere di tutto alla gente. Bisogna ritrovare insieme agli altri il piacere delle relazioni dirette, della relazione con la natura, delle attività che hanno senso, cioè quelle non virtuali ma vere e vive. E quando si fanno attività interessanti si hanno relazioni interessanti, si riscopre la meravigliosa bellezza della natura, rimane ben poco tempo da perdere per aggeggi e roba virtuale.
Per quanto ora possa sembrare impossibile o impensabile, ci sono tante persone a cui non torna quello che sta accadendo a noi e ai nostri figli e il prossimo passo sarà dire: no grazie.

https://www.ilcambiamento.it/articoli/la-lotta-quotidiana-fra-genitori-figli-e-i-phone

Il terrore vive sulla costruzione costante di nemici

Guerre su guerre, terrore su terrore, restrizioni, minacce, emergenze: tutto questo pare non avere mai fine. A tutte le persone che ne sono vittima, non importa che colore, nazionalità, religione abbiano, va il nostro pensiero e speriamo che un giorno finalmente su questa terra regni la pace e la solidarietà fra i popoli e non il terrore.

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A fine anni Ottanta la sconfitta dell’Unione Sovietica, impossibilitata a gareggiare con il capitalismo su di un terreno che la vedeva inevitabilmente perdente, decreta per gli Stati Uniti da una parte la vittoria, dall’altra il paventarsi di un notevole problema. Finchè c’era lo spauracchio comunista si poteva mantenere un apparato bellico che è la maggiore industria del paese ma una volta venuto meno il nemico, come si poteva giustificare quella gigantesca macchina da guerra che doveva tenere fronte a un altrettanto potente macchina da guerra? Per gli Stati Uniti i guai si paventavano molto più seri che non quando c’era la cara e indispensabile minaccia sovietica. Ve le immaginate tutte le industrie, le armi, l’indotto che si riducono drasticamente decretando una crisi massiccia per il paese? Impensabile. O meglio, sarebbe fattibile se si pensasse a un’economia di pace ma non ci sembra che la storia di quel paese contempli a oggi azioni del genere. Ecco quindi che, dalla fine dell’Urss in poi, gli Stati Uniti cercano disperatamente un nemico abbastanza pericoloso e grande con cui continuare a giustificare il loro immenso apparato militare. E se il nemico non c’è (anche perché chi sarebbe così pazzo da sfidare gli Stati Uniti?), allora in qualche modo lo si inventa o lo si costruisce. Iniziano quindi le prove e i nemici vengono sempre più perfezionati. Ci si esercita con Noriega a Panama e poi si prosegue con il molto ambiguo iracheno Saddam Hussen con cui nel 1991 si combatte una guerra “fantasma” nel Golfo Persico e intanto si spostano o si vendono da quelle parti tante armi e armamenti che dovevano sloggiare anche dall’Europa, non essendoci più il comunismo cattivo. E così si arriva all’attentato delle torri gemelle e al Pentagono nel 2001 che crea di nuovo un nemico perfetto: il terrorismo islamico. La storia che gente nascosta in grotte in Afghanistan potesse orchestrare attentati del genere è così ridicola da essere ovviamente inverosimile. Un apparato militare come quello statunitense che sa esattamente anche quanti capelli in testa ha ogni umano sulla terra che si lascia colpire in quel modo? Suvvia siamo seri, al massimo quella versione può essere roba per la televisione, frequentata, come diceva in una sua mitica frase Silvio Berlusconi, da un «cliente, il pubblico, che è un bambino di undici anni neanche tanto intelligente». Da questo episodio strapieno di censure, illogicità, falsità e assurdità, riparte in grande stile il nemico che ricorda i fasti dell’URSS, anche perché il terrorismo può colpire in qualsiasi momento, ovunque e comunque, quindi tutto il mondo è in pericolo e via con guerre a destra e sinistra agli stati “canaglia”. Ma per tenere alta l’allerta, per quanto impressionante fosse stato l’attentato alle torri gemelle, ci vuole un continuo risveglio del terrore nel telespettatore che si assuefà sempre più velocemente al peggio. Ecco quindi arrivare gli attentati terroristici in Europa per esportare anche da noi quanto avvenuto negli Stati Uniti. Ovviamente tutto questo è propedeutico non solo a tenere in piedi apparati bellici enormi ma anche a fare leggi e provvedimenti sempre più orientati alla restrizione delle libertà. Però anche gli attentati terroristici possono alla lunga non essere abbastanza terrorizzanti e allora giunge il terrore di tutti i terrori, il terribile e mostruoso virus o presunto tale.
Il nemico che più perfetto non si può: invisibile, può essere ovunque, può colpire in qualsiasi momento, si annida in tutto il mondo, è contro tutti. E guarda caso anche questa volta ogni provvedimento è teso al controllo e alle limitazioni della libertà che sperimentano un giro di vite a livello internazionale mai visto nella storia. Il virus serve anche a mascherare un altro imminente crollo economico di proporzioni gigantesche dovuto alle spericolate azioni finanziare che ciclicamente portano degli sfracelli così come fu nel 2007 – 2008. E il virus, o chi per lui, non ultimo serve a fare guadagnare cifre stratosferiche sia alle multinazionali del mercato digitale che all’apparato industriale farmaceutico che nel frattempo hanno raggiunto potere e ricchezza che si avvicinano a quello militare ed energetico.
E ancora guarda caso, stranissimo, nel periodo covid anche il terrorismo non virale ma in carne e ossa, si prende una vacanza, non esiste praticamente più; che coincidenza, il virus avrà fatto fuori tutti i terroristi in quel periodo, chissà? Probabilmente il terrore era già abbastanza, non ne serviva di altro supplementare.
Ma a ogni stagione del terrore si fa presto ad abituarsi e bisogna sempre trovare nuovi protagonisti, nuove storie affinché il cittadino sia sempre e comunque in preda al panico, perché si sa che la gente che ha paura, seguirà con avidità i media mainstream e comprerà i prodotti delle loro pubblicità, vorrà avere protezione, sicurezza che gli arriverà da uomini del destino, forti e senza pietà che ci diranno che bisogna sacrificare ancora un pezzo in più di libertà perché con i virus e i terroristi, non si scherza…. Ma è tutto ovviamente fatto sempre per il nostro bene, ci mancherebbe altro.
Finito il virus o meglio messo per il momento in cantina, pronti a ritirarlo fuori al bisogno, arriva la guerra Russia-Ucraina, perché la parte di economia che aveva avuto sofferenza durante la faccenda covid ha bisogno di passare all’incasso. In fondo il capitalismo deve accontentare tutti i suoi potenti fedeli. E così ecco schizzare i prezzi alle stelle in maniera del tutto arbitraria per fare entrare nelle
tasche, sempre guarda caso, soprattutto delle multinazionali dell’energia fossile americane, guadagni stellari, figli di una speculazione artificiale ma tanto il pubblico è lo stesso di cui parlava Berlusconi, quindi gli si può far credere qualsiasi cosa, pure che la colpa dei prezzi alti è della guerra Russo-Ucraina.
Però anche a questa guerra il pubblico si abitua e così c’è bisogno di nuovo terrore e allora pronta la guerra delle guerre, quella arabo-israeliana dove il servizio segreto più potente del mondo e uno degli eserciti più potenti cioè quello israeliano, si lascia sorprendere da un grande attacco alle porte di casa… Sì certo, ci crediamo di sicuro, come agli asini che volano e alla fata turchina… Una guerra che porta con se gli attentati terroristici che nel frattempo si sono ripresi dal covid e assai stranamente sono di nuovo in azione… E anche qui ancora una volta si ripiomba nel terrore, nella restrizione delle libertà, nell’aumento delle spese militari, copioni visti e stravisti…
Ora è pensabile che tutti questi anomali accadimenti, queste stranissime coincidenze siano solo il frutto del caso?
Ai posteri l’ardua sentenza ma ho l’impressione che a un pubblico adulto, maggiore di undici anni che non sia stupido, non sfugga la chiara e semplice risposta.
Il risultato di tutto ciò è purtroppo sempre la stesso: il massacro di persone che sono la carne da macello delle mostruose azioni dei padroni del mondo.
A quelle persone, non importa che colore, nazionalità, religione abbiano, va il nostro pensiero e speriamo che un giorno finalmente su questa terra regni la pace e la solidarietà fra i popoli e non il terrore.

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Perchè è così difficile cambiare?

Le persone hanno una qualità eccezionale che può essere di loro aiuto ma anche danneggiarle e questa qualità è la capacità di adattamento. Siamo in grado di adattarci a situazioni estreme e abitiamo dai deserti ai ghiacci, inventando soluzioni e modi geniali per sopravvivere. Questa capacità però diventa un aspetto negativo quando ci adattiamo o abituiamo alle cose più aberranti.

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Le persone hanno una qualità eccezionale che può essere di loro aiuto ma anche danneggiarle e questa qualità è la capacità di adattamento. Siamo in grado di adattarci a situazioni estreme e abitiamo dai deserti ai ghiacci, inventando soluzioni e modi geniali per sopravvivere. Questa capacità però diventa un aspetto negativo quando ci adattiamo o abituiamo alle cose più aberranti.
Ci adattiamo al nazismo, alle dittature, alle guerre, ai massacri umani e animali e in ultimo anche alla distruzione finale dello stesso ambiente in cui viviamo: lo stiamo riducendo in maniera così grave che arriveremo al momento in cui non riusciremo più ad adattarci.
Ma da dove nasce il problema di non riuscire a cambiare anche di fronte a qualcosa che evidentemente fa male a noi e ai nostri simili?
Tantissime persone fanno lavori che non amano, anzi spesso che odiano e, visto che il lavoro è l’attività principale dell’esistenza, di conseguenza fanno una vita che non amano e che odiano. Inoltre sognano costantemente e vorrebbero fare altro ma non lo fanno e anche per questo stanno male. Si direbbe che sono autolesionisti, che sono contro se stessi e in effetti è così; ma allora perché continuano? Qualche scienziato del comportamento umano afferma che quando il corpo fa qualcosa per così tante volte, anni e anni di routine, poi anche se consciamente il cervello pensa che sia meglio cambiare, il corpo va in automatico. Addirittura il corpo può dipendere dal dolore, dallo stare male, dal senso di colpa, dai traumi passati continuamente evocati, che danno al corpo stesso la sensazione di provare qualcosa, non importa cosa, basta che in qualche modo li faccia sentire “vivi”. E visto che le sensazioni di provare qualcosa di solito sono quelle superficiali che danno dosi di dopamina immediate, le persone rimangono imprigionate o, per meglio dire, si imprigionano.
Se poi si considera che l’appagamento immediato con mille diavolerie è il gioco di prestigio che riesce meglio a chi ci vende qualsiasi cosa, eccoci servito l’immobilismo perenne.
Tutto questo spiega perché, nonostante siamo consapevoli di essere circondati da cose che ci fanno male, che siano lavori, dispositivi elettronici, cibo, aria, acqua, luoghi malsani o anche persone, continuiamo come se nulla fosse, o meglio con sempre più rabbia, disperazione, tristezza o depressione.
Non è un caso che la depressione sia ormai dilagante nelle nostre società.
Gli scienziati di cui sopra consigliano ad esempio di influenzare e quindi modificare il subconscio attraverso varie tipologie meditative e l’idea non è male, ma l’altra parte della questione è completamente assente in questa analisi. Infatti puoi meditare quanto vuoi e anche cambiare interiormente ma se il lavoro che fai, le attività che svolgi sono nocive per te, gli altri e l’ambiente, probabilmente sarai l’ultimo a godere dei fantastici stati meditativi, perché dopo di te verrà il deserto.
Quindi la famosissima rivoluzione interiore che ormai è un trend, oltre che un business di dimensioni enormi, non basta ed evidentemente non può bastare, visto che noi non siamo solo la nostra interiorità, perché poi agiamo esteriormente con effetti che possono essere molto pesanti. Per completare il quadro e cambiare veramente bisogna quindi anche cambiare la propria situazione di
vita, il proprio lavoro, lasciare gli ambienti e le relazioni malsane e costruire progettualità nelle quali fare prosperare il proprio io interiore in una realtà esteriore diversa e sana per sé e per gli altri.
Allora sì che si può parlare di vera rivoluzione complessiva della persona.

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Cogli l’opportunità di progettare il tuo cambiamento e partecipa a questi due eventi in Toscana!

Il 9 e il 10 settembre 2023 presso Alba Verde, Loc. Montebamboli a Massa Marittima (Grosseto), l’associazione non profit di promozione sociale PAEA, nella splendida cornice della campagna maremmana, organizza due incontri su Come realizzare progetti di cambiamento personali e collettivi. Le grandi potenzialità occupazionali in campo ambientale e su Come difendersi dall’elettrosmog. Il primo sarà condotto da Paolo Ermani, il secondo da Giordano Giannotti.

QUI IL PROGRAMMA COMPLETO E LE MODALITA’ DI ISCRIZIONE

I due eventi sono a contributo libero e responsabile

https://www.ilcambiamento.it/articoli/perche-e-cosi-difficile-cambiare